La settimana scorsa è stata la mia settimana pasoliniana. Giovedì sono andata a sentire la presentazione di un libro su Pasolini qui a Pavia e la sera prima ho mangiato in un “suo” ristorante a Roma.
Tutto comincia quando domenica arrivo alla stazione Termini e l’amica che mi viene a prendere, e che mi ospiterà per i successivi due giorni, mi annuncia che abita in un quartiere popolare. Non dice altro. Carica me e la mia borsa sulla macchina, tra il concerto di clacson intorno a noi, e riparte zigzagando nel traffico romano. È l’ora di pranzo e, prima di accompagnarmi a casa, devia verso San Lorenzo, il quartiere degli studenti, dove individua una pizzeria/ristorante per mangiare. Io vorrei andare da Pommidoro perché ho letto di recente che era uno dei ristoranti preferiti da Pasolini, ma vince la fame e la difficoltà di trovare parcheggio e andiamo in un altro posto. Parcheggiamo con mezza auto sulle strisce pedonali e ci sediamo a mangiare una pasta alla gricia, mentre l’amica romana mi spiega di quanti ristoranti a Roma si vantino di aver avuto Pasolini come cliente abituale, molte volte a sproposito. Aggiunge: “un po’ come le targhe che commemorano il passaggio di Garibaldi. Pare che Garibaldi si sia fermato ovunque, in Italia!”. Finito la gricia, du’ broccoletti strascicati e un piatto di cicoria, ripartiamo alla volta del quartiere popolare, che si rivela poi essere il Pigneto.
Sui muri delle case del Pigneto, lungo la via pedonale
Ora, io sono stata a Roma numerose volte, per diletto o per lavoro, e mi sono girata in lungo e in largo un sacco di angoli della città eterna, ma mai mi ero spinta fino al Pigneto. Da una prima passeggiata subito mi rendo conto che è un quartiere di romani, di immigrati e di qualche straniero del genere creativo/artistoide. Non un quartiere da turisti, e difatti quando il giorno dopo tiro fuori la macchina fotografica per immortalare alcune delle scritte e dei graffiti sui muri delle case, mi sento un po’ strana.
A circa cinque fermate di bus dalla stazione Termini, in una periferia che è immediatamente alle spalle del centro storico, il Pigneto è sì un quartiere popolare, ma che mette alla prova la mia idea un po’ stereotipata di quartiere popolare, fatta di palazzoni e di strade pensate solo per le macchine. Qui invece c’è un’isola pedonale e, accanto ai palazzi, una serie di casette basse, alcune con giardino (i villini), costruite dalle cooperative di ferrovieri e tranvieri negli anni ’20 del secolo scorso. Un esempio illuminato di edilizia popolare, rimasto parzialmente intatto. Il Pigneto di oggi, dopo una serie di interventi di riqualificazione, è diventato anche zona di movida serale e lungo la via pedonale, laddove di giorno si sviluppa in parte il mercato, nel tardo pomeriggio alzano la saracinesca una serie di locali dentro e fuori i quali si concentra un’umanità giovane, varia e folta. Mentre mi dirigo a cena, la prima sera, mi imbatto in bar, pizzerie, ristoranti, tutti molto animati, tutti piuttosto piccoli, molti con i tavolini fuori sulla via. Mi piacciono tutti o quasi tutti, perché sono curati senza essere spintamente trendy e perché mi sembra che siano personalizzati, malgrado abbiano alcuni tratti standard che riconosci in molte vinerie, tanto di moda oggi. Mi piacciono perché non sembrano localini milanesi e neanche romani, di quelli appartenenti alla categoria ‘trattoria romana-tovaglia a quadretti-stornelli’. Mi sarebbe difficile scegliere, ma l’amica romana mi porta a colpo sicuro da Braccio, un ristorante-enoteca che conosce lei, appena oltre la via pedonale e che si rivelerà una buona scelta, non solo per il cibo, ma anche per l’atmosfera. Un’atmosfera che sa di relazioni di paese e infatti l’impressione che ricavo da questa prima sera è che il Pigneto è un po’ un quartiere-paese, un’isola a sé che galleggia nella quasi periferia di Roma.
Chiacchierando durante la cena viene fuori che lì vicino c’è il Necci, il bar-ristorante frequentato da Pasolini mentre girava al Pigneto alcune scene dell’Accattone. Oggi, mi dicono, è un posto molto diverso da quel bar pasoliniano, ma è stato rinnovato, con gusto, rispettando l’identità del “bar sotto casa dove passare l’intera giornata”. Decidiamo di andarci il giorno dopo per cena e io subito rimango rapita da due cose: dalla tappezzeria anni 70 nella sala ristorante e dal terrazzo-giardino davanti alla casa, dove mi immagino debba essere fantastico venire a fare colazione o pranzarci. Quello che mangio per cena è buono, anche se non mi pare eccezionale, ma il locale mi sembra veramente bello e qualcuno in rete in questi giorni mi ha detto che preparano deliziose torte per la colazione e un buon aperitivo (la domenica d’estate nel giardino c’è l’aperitivo+mercatino).
Peccato dover ripartire la mattina dopo, penso. Peccato anche non aver provato il Tiger Tandoori, ristorante indiano lì accanto che è degli stessi proprietari del Necci, o non essersi seduta in uno dei pochi tavolini da Chiccen, minuscolo locale che da fuori promette “vino, cucina e gossip…”. La prossima volta mi fermo di più e se l’amica romana (che si chiama Alessandra ed è un’ospite meravigliosa) non dovesse esserci, vado a dormire in questo B&B, che è bello e pure poco caro per gli standard di Roma. Benvenuto al Pigneto sulle mie mappe romane! Arrivederci Roma!
Chiccen, “vino, cucina e gossip…”
Come arrivare: al Pigneto si arriva con l’autobus n°105 e i tram n°14, 5 e 19
Più info sul Pigneto: informazioni dettagliate sui locali del Pigneto in questo articolo su Gourmet Traveller (in inglese).
Taccuino:
Braccio – Ristorante e Wine Bar
Via Braccio da Montone, 3
Tel. 06 96035820Necci dal 1924
Via Fanfulla da Lodi, 68
Tel. 06 97601552
info@necci1924.com
www.necci1924.comAbout b&b in rome
Via Braccio da Montone, 85
Tel. 338 2402782
www.about-bed-and-breakfast.com
Bel post…testo e foto rendono molto bene l’atmosfera che si respira al Pigneto!
A presto
Grazie tavoleromane. Lieta che vi piaccia. Alla prossima gita romana voglio esplorare meglio San Lorenzo.