Budapest like a local

Foto di Chiara Rivella

Il bello della rete è proprio l’idea di rete, quell’infinito srotolarsi di fili e connessioni che ti apre possibilità multiple di conoscere persone e chiedere informazioni. Così ho conosciuto Patrizia, grapich designer italiana che abita a Budapest da un anno. L’ho conosciuta grazie a Chiara, anche lei incontrata in rete e conosciuta meglio dal vivo. Per il bimestrale con il quale collaboro dovevo scrivere un articolo sui consigli di viaggio degli expat e Chiara mi ha consigliato di contattare Patrizia per chiederle dritte sulla capitale magiara (anche Chiara ha scritto un bel post sulla città). Ne è nata una breve intervista ricca di indirizzi e consigli su come visitare Budapest “like a local”. Qui sotto il testo dell’intervista. Grazie a entrambe e grazie ai fili della rete!

Vita da expat. Patrizia e Budapest

Patrizia ha cominciato a girare per l’Europa fin da piccola, seguendo una famiglia che si spostava piuttosto spesso per motivi di lavoro. Da adulta, ho continuato la tradizione, assetata di posti nuovi e mossa dalla passione per scoprirli e conoscerli secondo i propri ritmi, che a volte il semplice viaggio, con la limitazione del tempo e il condizionamento del percorso turistico, non soddisfano. Negli anni ha vissuto a Parigi, Barcellona, Londra, Losanna, Roma, Firenze. È a Budapest da un anno.

Patrizia Gatta, grapich designer italiana emigrata a Budapest. Foto di Ale di Gangi

Patrizia, cosa fai a Budapest?
A Budapest al momento lavoro come graphic designer. Qui ho anche collaborato con un giornale free press sulle cose da fare e vedere, con un editoriale sia ungherese che inglese. Ho comunque la fortuna di avere un lavoro che mi consente di lavorare anche per l’Italia, dato che comunque gli stipendi in Ungheria sono piuttosto bassi.

Cosa c’è di speciale a Budapest che ti ha conquistata?
E’ una città di una bellezza ineguagliabile. Maestosa, misteriosa, piena di atmosfere, una città da scoprire con attenzione e dalle mille sfaccettature. Non si svela facilmente e per questo è ancora più gratificante conquistarne i lati piu nascosti, il che si traduce in un’avventura quotidiana. Per chi tra l’altro è appassionato d’arte, come me, è magnifico passeggiare senza meta con il naso in su ed ammirarne la meravigliosa architettura della Szecesszió (movimento degli inizi del secolo corrispondente all’Art Nouveau). Più di ogni altra cosa, Budapest è affascinante per i suoi contrasti; qui il vecchio e il nuovo, l’antico e il moderno, il respiro internazionale e la tradizione “ermetica” da paese dell’est convivono suscitando sensazioni inaspettate.

Cosa fare e cosa vedere assolutamente in città?
Certamente vedere la città dall’alto, facendo una passeggiata sulle colline di Buda (la zona della città dall’altro lato del Danubio). Visitare i mercatini di modernariato, Il Petofi ed Ecseri, dove si possono ancora trovare belle sorprese. Passeggiare lungo il Danubio al tramonto, per ammirare la luce dorata che si staglia contro il ponte delle Catene, il Parlamento e il Palazzo Reale. Nella bella stagione, io amo molto fare dei picnic nella verde e rilassante isola Margherita, magari con una buona bottiglia di Tokaj. La sera, perdersi per i Ruin Pub (locali allestiti in maniera eccentrica in vecchi edifici del comunismo), primo tra tutti lo Zsimpla, in Kertész utca 48. Passeggiare nel quatiere ebraico (VII distretto) pieno di locali e graziosi ristoranti. Vedere gli edifici di Odon Lechner, il Gaudi Ungherese. Prendere un pigro melànge in uno dei favolosi caffè antichi (Alexandra, sulla Andrassy utca, o il Caffe New York in Erzsébet krt. 9-11). Andare a fare il bagno alle terme: la mie preferite sono le Rudas, sulle rive del Danubio dal lato di Buda.
Se la stagione lo permette, fare una gita sul lago Balaton; qui sembra che il tempo si sia fermato. Stabilimenti balneari e ristoranti dal gusto anni 60, che faranno la gioia degli amanti dello stile retrò.

Quali le specialità gastronomiche?
Da assaggiare un dolce tipico alla cannella, il kürtöskalács, fatto arrotolando della pasta di pane attorno a un ferro rovente, che si puo trovare in vari baracchini in giro per la città. Nelle comuni Cukrászda (piccole panetterie/pasticcerie) si possono mangiare delle ottime torte alla ricotta, alla mela o alle noci e provare le pogacie (delle focaccine rotonde alle patate o formaggio, che io adoro come snack da passeggio!). Ovviamente il gulash, che qui non è lo spezzatino di carne ma una zuppa piuttosto saporita a base di verdure, carne e paprika. Non è necessario andare in ristoranti ricercati per mangiare un buon gulasch. Ad esempio a me piace molto quello che viene servito in un pub vicino a Oktogon ter, in Jòkai ter, (ter vuol dire piazza), che si chiama Kiado. Poi il fegato d’oca alla griglia, che è ottimo al ristorante Spinoza, in Dob utca 15, e al Paprika, in Dózsa György útca 72, non lontano da piazzale degli Eroi.

Quali i posti per lo shopping?
Sulla Vaci utca, in pieno centro, si possono trovare negozi di vario tipo, dall’abbigliamento all’artigianato. Degli interessanti negozietti di design, anche ungherese, si possono trovare nel V distretto, sulla Kyrali utca, mentre nel VII distretto si trovano piccole botteghe di giovani designer/artigiani. In particolare a me piace molto un negozietto di scarpe di una giovane designer locale sulla Wesselenyi utca, al numero 19, e una bottega di burattini e graziosi lavori in carta al numero 24 della Sip utca. I prodotti tipici alimentari (Patè d’oca, paprika, miele, spezie di vario genere e ottimi formaggi e salumi) vanno cercati nei grandi mercati della frutta e la verdura, come il Mercato Centrale in Vámház körút 1-3. Non molto conosciuto eppure ottimo è lo champagne ungherese; con 1200 HUF (4 euro) si può comprare una bottiglia di Hungaria (scegliete quello secco!) in qualsiasi supermercato.

Una dritta in più per un amico che visita la città
Consiglierei, per godere della città, di essere un po’ indulgenti con i modi non sempre affabili degli ungheresi; tendono a volte ad essere diffidenti e un po’ bruschi. Ma un sorriso e un approccio gentile solitamente li rendono più cordiali. Attenti al loro innato “senso” per gli affari. Non prendere i taxi fermandoli per strada, ma chiamarlo sempre tramite centrale. Non vi è sovraccarico e si evitano brutte sorprese sul prezzo finale. Vivere questa città dimenticando i clichè che l’hanno caratterizzata per tanti anni e con mente aperta, senza farsi condizionare dal suo lato cupo e desolato, che può colpire negativamente ad un primo approccio. Cercare di capirne le dinamiche, intrattenendo conversazioni sulla sua natura con gli abitanti del posto, che molto spesso parlano inglese e sono felici di “spiegarsi”, magari tra una partita a scacchi e una bevuta di birra Soproni in qualche piccola bettola.

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  1. Pingback: Patrizia, who's now living in Budapest - Ale Di Gangi photographer

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